Dicono che il racconto sia un genere incompreso, che fatica a conquistare chi legge. Dicono che debba mandarti al tappeto come un pugno a tradimento, perché non può vincere ai punti.
I racconti di Marzia Grillo schivano ognuno di questi cliché con grazia, poi sorprendono chi li legge con la loro inventiva, incantano con una lingua precisa e poetica, abbagliano di rivelazioni fugaci.
Il punto di vista del sole abbraccia una moltitudine di proposte di matrimonio, una matrioska che contiene interi regni, una bambina prodigio che intraprende un’odissea per tornare a casa. E poi santi che necessitano di un’ombra, rivoluzioni che esplodono in salotto, fratelli che non vogliono crescere e persino una misteriosa Macchina dagli ingranaggi scarlatti.
La lista è lunga, ma descrivere il contenuto di questo libro non può davvero rendergli giustizia. Certo, io sono di parte, perché ho avuto la fortuna di essere tra le prime lettrici di questi racconti. Ma sono anche un po’ invidiosa di chi li scoprirà per la prima volta il tre marzo e si troverà davanti, racchiusi tra le morbide copertine avorio del volume, i tanti mondi che Marzia ha generosamente consegnato alle sue pagine.
Perché Il punto di vista del sole è davvero un libro molto atteso, anche da chi non sapeva che sarebbe arrivato.